

Nonostante il temporaneo ristoro, dato dalle pioggie cadute e destinato a esaurirsi in pochi giorni,, le cinque stazioni di monitoraggio delle quote idrometriche del Po restano ancorate al livello di “siccità grave”. Questi sono in sintesi i dati delle portate in metri, rispetto alla media: Piacenza -0,88 metri, Cremona -8,20, Boretto -4,37, Borgoforte -3,83, Pontelagoscuro -7,16.
Le piogge non risolvono il deficit – Le precipitazioni delle ultime 24 ore sono state “molto utili” per gli equilibri idrologici a breve termine del Po e degli affluenti: in alcuni casi, soprattutto sui rilievi e sulle colline di Piemonte e Liguria, in tono minore su Emilia, Lombardia e Veneto, “le piogge hanno toccato anche i 58/60 millilitri, incrementando i livelli del grande fiume che in poche ore sono passati, in prossimità della foce a Pontelagoscuro nel Ferrarese, da 161 a 200 metri cubi al secondo”. Un incremento di portata che però “non risolve il problema del pesantissimo deficit esistente ma, di fatto, lo sposta, in avanti di una decina di giorni”. È quanto emerge dalla seduta odierna dell’Osservatorio sulla crisi idrica del Po. Per ora, spiegano, si scongiura la massima conseguenza della siccità stagionale, cioè “un preventivo e dannoso stop al prelievo”. Tuttavia i prelievi, è il monito, vanno ridotti e non sono stati ridotti, nonostante la raccomandazione ai territori decisa nella seduta precedente di farlo del 20%. Se ciò fosse avvenuto, sottolinea l’Osservatorio, con la pioggia di ieri “avrebbero contribuito in maniera determinante al raggiungimento di un livello tale (circa 300 metri cubi al secondo) in grado di sollevare le necessità della gran parte delle aree considerate fino a luglio inoltrato riducendo così concretamente l’ingresso delle acque salmastre (oggi arrivate ad oltre 30 chilometri dalla costa adriatica nel Ferrarese e Rodigino) ed evitando potenziali danni irreversibili ad agricoltura locale, habitat e biodiversità”. Per queste ragioni “oggi servirebbe un prelievo sull’acqua precedentemente disponibile pari al 20% per poter equilibrare tutti gli utilizzi, proseguire l’attività irrigua e salvaguardare le zone più in sofferenza”.